“Allora ti piace la world music?”
All’inizio sono convinto mi stia prendendo in giro. E apprezzo pure la battuta. Sul lettore gira Bjork che è islandese. Poi capisco che non si riferisce ai suoni che riempiono il tinello: sta guardando i titoli dei cd sulla mensola e si aggira dalle parti della K (l’ossessione alfabetica fa sì che si ritrovino gli uni accanto agli altri Mori Kante, Chaka Khan, Selif Keita, Khaled, Angelique Kidjo, King Crimson, Kool & the gang, Kunsertu, Fela Kuti, Femi Kuti). Non sta scherzando.
Ho un antidoto.
Sorridente annuisco e afferro il CD più recente di Rachid Taha: Tékitoi.
Lo metto sul lettore e faccio partire il pezzo che dà il titolo al disco e assecondo la mania classificatoria di questa vittima di Peter Gabriel e della sua etichetta discografica. Poi aspetto che il pezzo successivo scateni l’epifania: l’animo da rockstar di Taha si rivela pienamente quando questa belva da palcoscenico attacca la sua versione di “Rock the casbah”.
Il mio ospite non la riconosce…